How bo… Penso si chiamasse così  ma per noi il suo nome, era “amico”  un vero amico cinese. Quando lo abbiamo incrociato nella stazione di Milano Porta Garibaldi parlava un italiano incomprensibile, ma questo non era importante… Il suo comportamento era affettuoso e non chiedeva nulla. Solo se noi insistevamo allora accettava le cose che gli proponevamo. 

Un cristiano cinese che viveva per strada,  lavorava per inviare i soldi ai famigliari in Cina che non sapevano della sua situazione e per risparmiare l’affitto di una camera dormiva in strada. Appena lo abbiamo incrociato immediatamente  ha condiviso  il nostro obiettivo e ha partecipato  sempre alle preghiere insieme.

È  venuto in chiesa per diverso tempo e con dignità ed amore ha partecipato  agli incontri  comunitari. Ci ha insegnato a cucinare molteplici piatti di cucina cinese (la sua professione  era quella di cuoco) ed un giorno abbiamo organizzato in chiesa una mattinata e, seguendo i suoi consigli, abbiamo “imparato” la sua cucina. La nostra relazione non è mai stata improntata sulle parole ma solo sui sorrisi e i gesti di accoglienza. 

Il Signore lo ha protetto e lo protegge. Da “amico” abbiamo sempre avuto incoraggiamenti e mai momenti di sconforto. Abbiamo imparato da lui e dai suoi sorrisi che non è  importante parlare ma è  fondamentale amare.