Su di una panchina della stazione centrale di Milano sedeva una donna con la sua borsa vicina. Sembrava stesse aspettando di partire, ma il suo sguardo era perso nel vuoto. Il suo treno che l’avrebbe portata lontano dai suoi problemi, non partiva mai. Oltre a ciò la sofferenza nel fisico la accompagnava forse da un bel po’. Infatti i suoi piedi costretti in dei sandali fuori misura, le provocavano dolore e gonfiore ma anche un sanguinamento che riusciva a tamponare a malo modo con dei fazzoletti di carta. Noi dell’associazione di volontariato, eravamo rimasti basiti da quell’immagine di sofferenza: bisognava agire! Ci accostammo per offrirle da mangiare ma volevamo in qualche modo curare le sue ferite. Con l’aiuto dell’unità mobile abbiamo provveduto a degli indumenti adeguati. 
Ma la forte emozione l’abbiamo vissuta quando ci siamo chinati per lavare e medicare i suoi piedi:

Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto. (Giovanni 13)

Esercitando questo atto di umiltà, il volto di quella  donna cambiò espressione. I suoi occhi non riuscivano a trattenere le lacrime, nel frattempo annunciavamo le parole di speranza racchiuse nel sacrificio di Cristo Gesù. L’esperienza la porteremo sempre nei nostri cuore anche perché quella donna infine  ha anche accettato di pregare con noi.