Sembra il titolo di un film ma in realtà  questi tre aggettivi sono riferiti a tre uomini, incontrati durante il nostro servizio di volontariato offerto ai senzatetto della stazione Porta Garibaldi di Milano. 
Il poter donare ci arricchisce di benedizioni perché non lo facciamo per un  tornaconto personale ma per acquistare anime a Dio, che altrimenti sarebbero perdute senza la testimonianza del vangelo.

Il ragazzo orfano è uno straniero che ha perduto tutta la sua famiglia. La sua condizione lo ha portato ad aprire il suo cuore e pregare con noi, fin dalle prime volte che lo abbiamo incontrato.
Il simpatico era un uomo extralarge soprannominato “Bombolo” per via della sua somiglianza e modi di fare simili all’attore. Raccontava sempre barzellette ma era schiavo dell’alcool. A volte perdeva il controllo o cadeva in un sonno profondo rischiando anche la vita. Tuttavia nei momenti di lucidità stava insieme a noi e non rifiutava di pregare.
Infine il cuoco era l’appellativo che davamo ad un anziano  signore, un po’ burbero nei modi.  Aveva con se l’attrezzatura necessaria per poter cuocere un piatto caldo che spesso condivideva con altri senzatetto. La sua generosità era tangibile ma a noi interessava che spesso apriva il suo cuore  e si univa a noi in preghiera. Un giorno, a causa del suo cuore ammalato, fu ricoverato in ospedale. Lo andammo a trovare e in  quella occasione potemmo ammirare la commozione e il grande stupore nei sui occhi, talché egli stesso ci chiese di pregare per la sua salute.  

Non sappiamo cosa sia avvenuto della sua vita e degli altri due, in seguito a questi fatti, spesso i nostri incontri sono solo di una sera ed è per questo che non ci facciamo scappare l’opportunità di annunciare l’evangelo, coinvolgendoli nella preghiera. Noi li presentiamo sempre al trono della grazia, anche quando non li vediamo più con la consapevolezza che il Signore conosce a fondo ogni cuore.