Nelle  strade frenetiche e senza sosta delle grandi metropoli non si ha tempo di fermarsi ed osservare “le zone d’ombra” che le compongono. Fra i muri  sporchi dei  palazzi, le insegne luminose dei negozi, le panchine di un parco solitario e i lampioni che non fanno mai abbastanza luce per infondere sicurezza, scorre la vita. Le giornate piene di impegni, gli affanni e le preoccupazioni lasciano poco spazio per pensare al prossimo e magari meditare su come essere utili socialmente. Quando arriva la sera e ogni viandante ha solo il desiderio di andare a riposare, ci sono delle persone che invece iniziano la propria missione. Nelle sere milanesi un team di volontari ubbidiente a  uno dei tanti semplici inviti, contenuto nella bibbia (chi sa fare il bene e non lo fa, commette peccato. Giacomo 4:17) si sofferma non solo ad osservare la vita che si snoda tra le strade ma agisce praticamente nel portare conforto e aiuto ai bisognosi. A volte basta solo avvicinarli e interessarsi dei loro bisogni.

Come quella sera in cui incontrammo due ragazzi e una ragazza a cui offrimmo il nostro aiuto. Avevano bisogno di magliette pulite e non avendo alternative in quel momento ci  sembrò naturale offrirgli quelle che indossavamo noi; il gesto li ha decisamente stupiti ottenendo la loro attenzione, la ragazza ci aprì il suo cuore, raccontandoci che stava passando un periodo di depressione. Sicuramente nella nostra mente e nel nostro cuore rimarrà sempre la preghiera che insieme abbiamo potuto elevare al trono di grazia, affinché quelle anime ricevessero ristoro.

Vigiliamo sempre tra i senza tetto e i bisognosi che costellano le strade del centro, alcuni sono estroversi e comunicativi altri introversi e riservati come Tecle, un ragazzo che in passato, difficilmente accettava il nostro aiuto ma incontrandolo successivamente più volte, aveva capito che non nutrivamo secondi fini. Aveva compiuto un gesto apparentemente insignificante: scrisse il suo nome su un pezzo di cartone, tuttavia noi lo abbiamo interpretato come un gesto di affetto nei nostri confronti. Questo gesto ci spinge a ricordarci di lui nelle nostre preghiere.

Nella parabola delle nozze raccontata nel Vangelo di Matteo capitolo 22 al verso 9 è scritto così: “ andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete”. Proprio tra gli incroci delle strade, nelle piazze e nelle stazioni ferroviarie, dove appunto ci rechiamo, che abbiamo incontrato un tossicodipendente intento ad assumere “ una dose di morte”. Pape, il suo nome, si trovava insieme ad altri ragazzi quando ci avvicinammo per offrire dei viveri. Pape che in un primo momento rispose in modo iracondo volle comunque unirsi a noi spiegando il suo stato d’animo. In un secondo momento, solo per avergli dato ascolto , rimase colpito positivamente ringraziandoci. Improvvisamente ebbe come  un tormento interiore e in modo irrazionale versò l’acqua della bottiglia a terra come a disegnare dei cerchi. Non abbiamo capito molto di quel gesto, quindi abbiamo pregato per lui chiedendo al Signore di poterlo liberare.

Sono molte le vicende che costringono le persone a vivere per strada: dalla perdita del lavoro alle separazioni coniugali; dai problemi di dipendenze da alcool o droghe all’abbandono familiare. Nelle nostre ronde cittadine per  esercitare la carità, come ci ricorda la lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi, verso i bisognosi, ci troviamo davanti a queste molteplici sfaccettature di uno stesso problema: la mancanza della Grazia che offre il sacrificio della Croce. Iassim rispecchiava a pieno questo bisogno. Quel ragazzo a causa della separazione con la moglie, aveva trovato la strada come compagna ma noi gli abbiamo offerto come riparo, le calde braccia del Salvatore proprio come ricorda  il Salmo 91:1 “ chi abita al riparo dell’Altissimo riposa all’ombra dell’Onnipotente”. Quindi  lo abbiamo invitato a seguire l’esempio del figliul prodigo: tornare al Padre  perché egli non rifiuta nessuno (Giovanni 6:37 “colui che viene a me, non lo caccerò fuori”). Abbiamo coinvolto quest’uomo in un tempo di preghiera, lo Spirito Santo ci ha visitati e ci ha condotti in un momento accorato fatto anche di abbracci. 

Sappiamo che ottenere la salvezza per grazia ci avvicina e stringe al Signore, toglie la tristezza e dona la pace nel cuore; dal canto nostro possiamo solo ottemperare al grande mandato (Marco 16:15) e condividere i nostri beni che il Signore ci ha concesso: affettivi, materiali e di intercessione. La benedizione del Signore è e sarà sempre per coloro che lo temono.